La mia amica Susan

Ho lasciato passare vergognosamente tutti questi mesi senza scrivere una riga, ma oggi eccomi qua.
D’altronde uno deve scrivere quando ne ha voglia e non dev’essere un obbligo.
Oggi ne avevo voglia … più o meno.
E ho scritto.
Guardate la foto, poi tornate qui.
Avevo letto questo interessantissimo libro tanto tempo fa, oggi mi è ricapitato tra le mani e si è aperto su queste due pagine con delle mie sottolineature.
Sono rimasto un po’ sbalordito nel rileggere le righe della pagina di sinistra. 
Ma veramente anni fa capivo ‘ste cose?
Secondo me facevo finta!😔
Ma no dai … se le ho sottolineate è perché le avevo comprese!
Un po’ di autostima via!!! Eccheccavolo!!!😀
In parole povere, se ho ben capito, la manipolazione eccessiva che si fa sulle foto è inutile,
e l’enfatizzazione delle immagini risulta artificiosa e spesso sgradevole. Più le foto sono elaborate e ritoccate – oggigiorno in post produzione – e meno valore hanno nel tempo.
Meno ritoccate sono le foto e più appaiono vicine alla realtà.
Da notare che l’autrice Susan Sontag dice queste cose nel suo saggio “On Photography” pubblicato nel lontano 1977, cioè prima dell’avvento del digitale.
L’epoca di Photoshop non era ancora iniziata.
Ritornando a quel periodo, probabilmente intendeva parlare delle foto manipolate nello sviluppo dopo lo scatto e principalmente la preparazione e la costruzione esagerata in fase di ripresa.
Oggi il più delle volte, si assiste al riconoscimento e all’esaltazione di fotografie palesemente rimaneggiate e lontane dalla naturale semplicità che dovrebbe avere una immagine
per relazionarsi e per comunicare con l’osservatore.
 
Bene, mi fermo qui, spero di non aver scritto cretinate
e di aver ben compreso il pensiero di Susan.
Ormai io la chiamo così. Siamo amici da tempo, tanto dove è adesso non può smentirmi. 😇
Ciao a tutti.