Quelli che in metropolitana …

Ho scattato queste foto nell’arco di qualche anno, non ricordo esattamente quanti, dovrei controllare per risalire alla data dei primi scatti, ma sarebbe una perdita di tempo e poi non aggiungerebbe niente di significativo ai fini del racconto. Alcune sono state scattate su pellicola bianco e nero, altre con fotocamere digitali, altre ancora con cellulare.
Con il cellulare sono pochissime, due, forse ne metterò anche una terza.

Inizialmente non avevo intenzione di fare un progetto di questo tipo. Mi piaceva la fotografia di strada e in ambito street photography scattavo foto anche in metrò. Come sempre accade mi ero trovato a fare delle considerazioni, delle riletture sul lavoro che fin lì avevo svolto.
Ho iniziato a restringere il campo ad un unico tema, avevo dato forma al progetto e scelto le immagini, in modo da formare una struttura che le tenesse insieme organicamente. Una volta finalizzato il lavoro, portai il tutto a stampare e decisi di partecipare ad una mostra collettiva.
La mostra andò bene, le mie foto erano state sufficientemente apprezzate dai visitatori e pertanto potevo dirmi soddisfatto.

Durante la preparazione avevo notato che venivo sempre più attratto da questo lavoro, ne subivo in un certo senso il fascino, e il tutto, nell’insieme, mi appassionava. In ogni foto immaginavo una storia, un viaggio anche se pur breve, un frammento di vita quotidiana congelato dalla macchina fotografica in una frazione di secondo e per sempre.
Le persone sui mezzi di trasporto vivono un tempo sospeso, si spostano da un luogo all’altro, trascorrono una piccola parte della loro vita in un luogo anonimo con regole proprie che è meglio rispettare altrimenti si genera il caos.

La metropolitana è uno dei nonluoghi per antonomasia. Uno spazio in cui milioni di individui si incrociano senza entrare in relazione, simili fra loro ma soli, sospinti solo dal desiderio di accelerare le operazioni quotidiane. Il nonluogo è il contrario dell’abitazione, della residenza che caratterizza chi ci abita, il contrario di un luogo nel senso più comune del termine. I nonluoghi non sono altro che il prodotto della società complessa e supermodernista come la nostra.
Mentre ora guardo le stampe tutte insieme appoggiate sul tavolo, mi viene da pensare che sembrano forse più degli appunti di un diario, dove invece della penna ho usato un mezzo a me più congeniale, più veloce, la macchina fotografica.
f.